Roberto Malquori

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Roberto Malquori nasce a Castelfiorentino nel 1929.

Malquori  aderisce al Gruppo 70 che teorizza un’arte tecnologica a cui interessa contaminarsi con discipline

diverse: poesia, sociologia, fotografia, teatro ed altro ancora, e  partecipa a diverse mostre ed eventi.

Dopo la sua prima mostra personale, nell’aprile del 1964 alla Galleria L’Indiano di Firenze, Malquori visita la Biennale di Venezia dove ha modo di verificare che il proprio lavoro è in sintonia con le opere di Robert Rauschenberg e Jasper Johns esponenti di primo piano della Pop Art americana.

Nel 1965 partecipa al Bauhaus Situazioniste movimento che Jørgen Nash fonda dopo la separazione dal movimento Internazionale Situazionista teorizzato da Guy Debord. Il Situazionismo si propone di creare situazioni in cui gli individui possano divenire partecipanti consapevoli della vita e non osservatori passivi dello spettacolo che ci viene proposto dai mass media: questo è uno degli obiettivi dell’opera di Malquori obiettivo che persegue con fedeltà negli anni partecipando costantemente all’attività del gruppo svedese; risale infatti al 2001 la sua ultima esposizione alla Drakabygget a Göteborg.

Nel 1969 è tra gli artisti che sostengono l’attività del Centro Tèchne fondato da Eugenio Miccini. Malquori avvalendosi di rotocalchi e di quanto la pubblicistica dei consumi offre giorno per giorno, con un’originale tecnica di trasporto degli inchiostri tipografici, compone delle nuove immagini affollate di visi, figure, richiami, scritte, svincolandole dal loro contesto originario e dotandole di nuovi significati.

Si è parlato a proposito delle sue opere di clima da luna park, ma anche di giudizio universale e di codice miniato. Malquori ci presenta il mondo con immagini che formano immagini e ci offre una visione del mondo contemporaneo avvalendosi di quegli stessi materiali che ci allagano quotidianamente dove all’influenza dei mass media diventa sempre più difficile resistere. Malquori fa un’operazione che risulta un antidoto ai persuasori occulti e palesi della comunicazione di massa. È certamente un richiamo costante alla nostra memoria personale e collettiva che permette ad ogni spettatore di usufruire dei suoi lavori in modo individuale e consapevole. Il suo lavoro si può inserire decisamente nel filone dell’arte Pop con intendimenti molto polemici comuni anche alla New Dada.

Nel 2007 espone alla Galleria D’arte Aurelio Stefanini una selezione dei suoi lavori degli anni sessanta con una presentazione in catalogo di Walter Guadagnini, a cui fa seguito nel 2008 un’altra mostra di lavori recenti dedicata al cinema, con una presentazione in catalogo di Flaminio Gualdoni, Jean Sellem e Raffaele Simongini.

Nel febbraio/marzo 2010 l’Istituto Italiano di Cultura promuove una sua mostra alla Galleria Civica di Bratislava con la pubblicazione di un catalogo con la presentazione di Teresa Triscari. La stessa mostra, dedicata ad opere degli anni 60′, è esposta tra maggio e giugno presso la Galleria di Arte della Città di Žilina.

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